Cambiare la propria vita lavorativa leggendo tra le righe

Ultimo aggiornamento: 25.04.24

“Non essere un’unica forma; adattala, costruiscila su te stesso e lasciala crescere: sii come l’acqua. Libera la tua mente, sii informe, senza limiti come l’acqua. … L’acqua può fluire o può distruggere” – Bruce Lee

 

Ci è voluto coraggio e anche un po’ di lungimiranza: un salto nel buio che può trasformarsi in successo. Ecco come ho iniziato a trovare la mia strada.

 

Sono giovane, molto giovane, e probabilmente chi mi stai leggendo ha già vissuto ciò che ho vissuto io: la paura del futuro, l’ansia dettata dalle aspettative, la timidezza di chi ha ancora tanto da scoprire e si ritrova all’improvviso immerso in un mondo adulto, freddo e asettico. Queste sono solo alcune delle sensazioni ed emozioni che ho percepito quando la scuola superiore era agli sgoccioli. Qualche anno prima, costretto dalle dinamiche sociali e istituzionali, scelsi un istituto che pensavo potesse andare bene per me. Volevo diventare un cuoco, uno di quelli che si ricordano per le emozioni trasmesse un boccone dopo l’altro.

Ma dopo un’esperienza segnante decisi che quella non era più la strada per me.

Voglio però essere chiaro: sapevo che il mondo della cucina (come qualsiasi altro, a onor del vero) non è fatto di roselline di prosciutto e caviale, e che ci vuole tanta dedizione, disciplina, passione e volontà di crescere. A differenza di altri coetanei, sono un ragazzo che ama partire dal basso, magari anche essere seguito passo dopo passo e quindi crescere esponenzialmente, con basi solide e la sicurezza che solo l’esperienza ti dà.

Non ho amato mai le cose facili, però il mio primo vero capitolo lavorativo è stato tragico.

Lavoravo più di 14 ore al giorno, tutti i giorni; ero costretto a cucinare per centinaia di clienti da solo, sfruttato e sottopagato. A questo punto qualcuno potrebbe dirmi: “Ma allora perché non hai abbandonato?”; la mia risposta, senza nessuna remora, è sempre la stessa: perché avevo fame di imparare, ero masochista e pensavo che forse è così che funziona. Del resto, ammettiamolo, a 17 anni cosa vuoi capirne del mondo? Forse qualcosa la immagini, ma ci sono ancora tantissime altre cose da vedere e soprattutto da esperire.

Ebbene, dopo questa esperienza stagionale così ustionante, avevo quasi paura di continuare a lavorare. Caddi in una sorta di depressione causata anche da altri fattori esterni e interni che premevano contro la mia psiche. Non ero felice e, se avessi potuto passare il resto della mia vita sul letto della mia camera, con la tapparella abbassata che mi offriva il buio totale, senza mai alzarmi nemmeno per svolgere le funzioni basilari del mio corpo…beh’, l’avrei fatto. Ero giovane, ingenuo, triste, usato, bistrattato e mi sentivo completamente solo, sebbene ci sia sempre stato lo spiraglio di famigliari e amici.

Ma quando arrivi al culmine della tristezza assoluta, in qualche modo non vedi più nulla. Anzi sì, qualcosa la vedi ma come dietro un velo: opaca.

 

L’inizio della svolta

Oltre alla cucina, da adolescente c’era qualcos’altro che mi appassionava e che trovavo quasi naturale seguire: le lingue straniere e la psicologia. Scelsi allora di iscrivermi all’università e di seguire un percorso di studi che mi permettesse di imparare culture e idiomi differenti dal mio. All’inizio fu una vera manna dal cielo, perché percepivo che poteva davvero essere una svolta interessante, che mi occupava nuovamente la mente lasciando alle spalle pensieri non proprio belli.

Psicologia continuai a studiarla e a leggerne privatamente, tra i libri di Jung, Freud, Watson e altri illustri professori dai nomi più o meno complessi ma che hanno segnato sicuramente la storia della materia. Ecco allora la prima volta in cui iniziai a cogliere l’opportunità di una svolta: frequentare l’università, laurearmi e iniziare una carriera in un settore diverso ma comunque affine ai miei interessi.

Durante gli anni di studio mi appassionai particolarmente ad alcune materie: tra tante, la linguistica fu come una chiave importante. Studiando l’importanza della lingua, il significante, il significato, il simbolo e tutto ciò che ruota intorno a questi, compresi come la mia realtà veniva plasmata proprio dal modo in cui io mi esprimevo. Decisi allora di cogliere quest’altra opportunità al balzo, approfondendo ulteriormente la questione: ciò che mi appassionava, in fondo, era comunicare.

 

Un bivio diventato autostrada

Cosa si fa quando si è indecisi su quale percorso seguire? Probabilmente si va alla ricerca di quale, tra tanti, ti offre maggiore sicurezza. Questo è uno dei motivi per cui, a mio avviso, ci si perde troppo nei meandri della ricerca, invece che finire per scoprire il proprio ikigai.

Allora decisi di lasciarmi andare e di vedere cosa sarebbe successo: stavo iniziando a capire che probabilmente ero considerabile come un ragazzo multi potenziale. Sì, perché a oggi posso affermare con sicurezza che non c’è solo una cosa che mi interessa in questo mondo.

Anzi, amo scoprire sempre qualcosa di nuovo, sono curioso di natura, perciò farei mille domande su ogni cosa.

Qualche anno fa, questo ha comportato che io sia riuscito a entrare a pieno titolo all’interno di una redazione online. Parlavo di musica, facevo l’editor e… doppiavo, per far arrivare quei contenuti ai non vedenti e agli ipovedenti, collaborando con i più grandi professionisti del palinsesto italiano. Sì, quel bivio iniziale mi aveva portato a qualcosa di più: a un’autostrada emotiva e professionale che oggi porto con me dentro e che continuo a percorrere.

Ho capito che bisogna leggere tra le righe e cogliere la palla al balzo per cambiare davvero la propria vita.

Oggi, infatti, sono alla guida della “mia auto”, ambendo a una professione (quella del copywriter), lavorando nella comunicazione a tutto tondo: dal doppiaggio al marketing, dalla scrittura alla voce. Insomma, ho imparato qual è il gusto vero di sapersi esprimere attraverso le parole, nonostante io abbia davvero molto da imparare.

La morale è…

Se ti senti giù come è accaduto a me, e credi che non ci sia via di scampo, perché porti dentro la pressione esterna di un’atmosfera sociale difficile, prova a cavalcare l’onda, a vivere ciò che viene, a leggere tra le righe delle cose che ti accadono per caso, anche se nulla, almeno per me, accade davvero per caso. Scoprirai, magari, che come me puoi essere come l’acqua, e fare come suggerisce Bruce Lee: essere senza limiti, perché il limite non è limitante.

 

 

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