Seguire un regime alimentare che suggerisce l’abbinamento ottimale dei nutrienti consente di ottenere risultati subito misurabili, perché non si protrae oltre tre settimane
C’è chi passa la vita a caccia della dieta che funziona, spesso si tratta di venire a patti coi propri limiti, altre volte il successo della dieta dipende dalla compatibilità con il proprio organismo. Ci sono tanti strumenti in circolazione che permettono di ottenere risultati sorprendenti, eppure non tutti riescono a portare avanti questa battaglia con se stessi.
L’incidenza dell’obesità è in costante aumento e si abbassa sempre di più l’età della popolazione affetta questo disturbo. Valutare con il proprio medico di base o il nutrizionista quale approccio seguire per perdere peso può essere l’inizio di una nuova strada per il proprio benessere personale.
Cos’è la dieta dissociata
Il principio su cui si fonda la dieta dissociata è che esistono alimenti che non vanno combinati tra loro per mantenere un’alta efficienza in fase di digestione e assimilazione. L’obiettivo della dieta è di perdere peso ma anche di guadagnare vigore e tono per riuscire a trarre il meglio dall’alimentazione.
Gli alimenti dovranno essere abbinati in base alla loro compatibilità, in particolare a livello biochimico le reazioni che generano nell’intestino in fase digestiva dovranno essere omologhe.
Quindi è bene assumere durante un pasto tutti quegli alimenti per i quali l’organismo produce determinate reazioni biochimiche per la loro assimilazione. Al contrario, combinare ingredienti che tra loro creano conflitti in fase metabolizzante può portare a degli scompensi sostanziali che poi producono un eccesso di tossine che il corpo non riesce a smaltire. Da qui l’aumento ponderale consistente.
Secondo la dieta dissociata è importante inserire nella dieta frutta e verdura in grande quantità, mentre mette in guardia dall’assunzione smodata di alimenti di origine animale che possono portare alla proliferazione di cellule tumorali.
Lo schema della dieta dissociata
Il principio su cui si basa la dieta dissociata è il funzionamento della digestione e il modo in cui determinati alimenti interagiscono con le diverse fasi del processo. A partire dalla masticazione, in cui gli enzimi della saliva elaborano in particolare gli amidi, viene elaborato un complesso schema di consociazioni e divieti per prediligere l’omogeneità dei processi digestivi.
Gli amidi, come la pasta o il pane, richiedono una predigestione in bocca a opera dell’amilasi salivare. Questo processo di disgregazione e assimilazione prosegue nell’intestino tenue. Qui l’assorbimento è massimo se avviene con un ritardo della secrezione dell’acido cloridrico, possibile solo con l’assunzione di grassi. Per questo la dieta consiglia la consociazione di grassi e amidi durante un pasto.
Altro elemento chiave attorno cui ruotano le regole della dissociazione, riguarda la necessità di non assumere nello stesso pasto amidi e proteine, il cui processo digestivo è antitetico. Altro divieto è fatto dalla combinazione di zuccheri semplici, quindi frutta e zuccheri raffinati, e zuccheri complessi come la pasta.
Questo regime alimentare comprende un elenco di alimenti che non fermentano nell’intestino, cioè che non producono reazioni contrastanti durante la loro scomposizione in fase digestiva.
Funziona la dieta dissociata?
L’origine di questa dieta risale agli anni ’30, ed è stata proposta dal medico americano William Howard Hay. Da allora l’intuizione di base è stata sottoposta a critiche e nuove elaborazioni e l’idea di fondo è stata ampliata e rivisitata.
Di fatto appare difficile seguire alla lettera le indicazioni delle rigide regole dissociative. Ci sono alcune incoerenze alla base che rendono difficile seguirle alla lettera. Per esempio, i diversi nutrienti che la dieta propone di isolare, sono presenti in percentuale variabile all’interno di uno stesso alimento. Per esempio, i carboidrati contengono una parte proteica e la carne contiene grasso.
Altri regimi alimentari
Complici i risultati sulle star di turno, spesso alcune diete emergono tra le altre e si immagina di poter seguire questo o quel regime alimentare sperando di ottenere gli stessi successi. È bene ricordare che ogni individuo ha un metabolismo a sé, quindi è assolutamente improbabile che dei buoni risultati si presentino semplicemente imitando il piano alimentare altrui.
Quello della dieta Sirt è un esempio col suo menu settimanale di fenomeno mediatico. Complici i successi ottenuti, tra gli altri, con la cantante Adele, è diventato il trend del momento promettendo una dieta dal forte impatto in appena tre settimane. Anche questa si basa sul suggerimento di consociare solo alimenti Sirt, cioè alimenti ricchi di speciali proteine: le sirtuine.
Questa che di fatto è una dieta combinata, consiglia di combinare tra loro gli elementi che hanno un ricco quantitativo di questa proteina e così attivare il metabolismo perché inizi a dimagrire senza privarsi di nutrienti preziosi.
Anche qui la tabella d’abbinamento cibi è molto rigida e prevede una rigorosa procedura che combina tipi di alimenti e orari di assunzione dei pasti. Lo scopo è attivare il cosiddetto gene magro, un nome che di per sé è una chimera per tanti a caccia del peso forma da una vita.
I rischi di sottoporsi a diete troppo rigide e fai da te
L’abbinamento dei cibi spetta al nutrizionista, questo dovrebbe essere un fatto ormai assodato. Anche se può sembrare una spesa eccessiva è bene considerare che spesso gli errori del fai da te hanno un costo più elevato in termini di compromissione del metabolismo.
Non tutti sanno che diete estremamente severe e ipocaloriche, come la Sirt o la dissociativa, possono generare effetti collaterali a carico del fegato, rischiando la steatosi. Il menu settimanale per correggere il fegato grasso potrebbe rivelarsi estremamente mortificante ma indispensabile per tornare a godere di buona salute.
Alcune deficienze nutrizionali possono richiedere tempo per essere reintegrate, magari con l’assunzione di integratori di omega3 o altri preziosi oligoelementi di cui si potrebbe risultare carenti non facendo bene i conti con la dieta. In alcuni casi può essere utile seguire un regime alimentare mirato, come nel caso della dieta metabolica il cui menu è ponderato soprattutto per chi segue un’attività sportiva molto intensa, come il culturismo.
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