Lo studio del colore degli occhi può dirci lo stato di salute del nostro organismo e identificare la presenza di malattie? Scopriamolo insieme.
Che cos’è l’iridologia
Prima di dare una definizione a questo tipo di medicina alternativa è necessario fare un passo indietro per comprendere più a fondo su cosa si basa tale pratica. Partiamo dunque dal riconoscimento della zona trattata: l’iride dell’occhio, ovvero la parte che si presenta colorata e che, secondo la scienza moderna, risulta sempre uguale a partire dalla nascita.
L’iridologia sostiene invece che questa cambi a seconda dello stato di salute di una persona, riconoscibile attraverso particolari macchie nell’iride, lacune, raggi e altri segnali che andremo a descrivere in questo articolo.
Ma cosa è possibile valutare? Tutto, a partire dallo squilibrio di natura psichica o endocrina, un semplice sovraccarico di tossine, fino ad arrivare a esperienze passate, come per esempio la frattura di una gamba o un’operazione subita.
Tuttavia, anche questa disciplina pare abbia i suoi limiti, poiché non è possibile definire in modo preciso da quale malattia si è eventualmente affetti, ma vengono evidenziate soltanto delle variazioni di colore tramutabili in possibili patologie. Una volta evidenziate è bene rivolgersi a un professionista del settore, un medico o un nutrizionista che possa aiutarvi nel percorso di recupero, magari prescrivendo vitamine, integratori per dimagrire, farmaci e così via.
L’evoluzione della teoria nella storia
Lo studio degli occhi al fine di effettuare diagnosi nasce in Ungheria nel 1800 per opera dell’omeopata Ignaz von Peczely e di Nils Liljequist, riconosciuti oggi come i padri fondatori della moderna iridologia.
In realtà i primi testi che riguardano lo studio e l’osservazione degli occhi sono stati rinvenuti persino nei papiri degli antichi egizi, così come nella medicina cinese e in alcuni documenti appartenenti alle popolazioni della Mesopotamia.
I moderni iridologi però si basano essenzialmente su un testo scritto dal fisico Philip Meyens intitolato Chiromatica Medica e pubblicato nel 1665. Tuttavia, fu solo nel 1885, dopo quasi un secolo di studi, che fu ideata la topografia iridea.
Secondo una leggenda, l’interesse dell’iridologo Ignaz von Peczely per questa pseudoscienza avvenne da bambino, quando notò l’improvvisa comparsa di una macchia nell’occhio di un gufo trovato in giardino subito dopo una caduta che gli causò una brutta frattura alla zampa.
Lo svedese Nils Liljequist invece evidenziò variazioni di colorazione attraverso l’utilizzo di iodio e chinino per via orale. Ma ciò che colpì molto la comunità scientifica e i nuovi adepti fu il tempismo con cui entrambi gli studiosi realizzarono la cosiddetta mappa iridologica.
Che cos’è la mappa iridologica?
La medicina dell’occhio si affida per l’appunto alla lettura della sua colorazione, la quale può modificarsi in base allo stato di salute. Entrambi gli studiosi, Nils Liljequist e Ignaz von Peczely idearono una sorta di rappresentazione grafica di entrambi i bulbi oculari: secondo la mappa ogni parte dell’occhio corrisponde a un organo e a seconda di alcuni segni è possibile conoscere la presenza o meno di una malattia.
L’occhio destro e quello sinistro sono speculari: a partire dall’alto e seguendo in senso orario troviamo cervello, piccolo intestino, naso, denti, tonsille, gola, bronchi, tiroide, trachea, scapola, diaframma, schiena, colonna, fegato, vescica, l’organo riproduttivo, rene, gamba, retto, ovaie o testicoli, anca, braccio, diaframma, torace, bronchi, polmoni, pancreas, spalla , orecchio, colon e infine stomaco.
Per poter determinare un’eventuale patologia è necessario valutare particolari anomalie come per esempio le lacune, che proprio come fa intuire il nome si tratta di un’assenza di fibre dell’iride di forma ovale che lasciano intravedere lo strato sottostante.
Vi sono poi i cosiddetti raggi solari, ovvero dei solchi che attraversano tutta la parte colorata dall’esterno verso l’interno e che simboleggiano la presenza di intossicazione da metalli. Le macchie iride dovrebbero invece rappresentare le tossine, così come i punti neri. Per poter valutare anomalie del sistema nervoso è necessario controllare la presenza degli anelli, i quali girano attorno all’occhio in modo concentrico fino ad arrivare alla pupilla. Tra quelle più particolari citiamo la Lunetta Gerontoxon, un cerchio bianco che si forma all’interno della zona colorata.
Le cripte sono piccoli punti romboidali di colore scuro, dei solchi che attraversano perpendicolarmente l’occhio e mettono in evidenza l’uvea, la parte sottostante. Si tratta delle vere e proprie lesioni e sono generalmente causate dalla degenerazione delle lacune.
Infine i capelli, chiamati così a causa della loro forma che ricorda una ciocca, sono fibre dalla tonalità molto chiara e aventi una forma ondulata, che si irradiano dalla zona più superficiale del bulbo oculare fino all’iride.
Scienza attendibile?
L’iridologia rientra in quella categoria chiamata medicina alternativa olistica non ben considerata dalla comunità scientifica internazionale. Nonostante abbia ancora oggi molti adepti, sono tanti gli esperimenti e gli studi che sono stati realizzati nel corso degli anni che hanno continuamente smentito la validità di tale disciplina.
Uno di questi avvenne nel 1979 in Germania: alcuni dei migliori iridologi dell’epoca, come il famoso naturopata Bernard Jensen furono messi di fronte a un gruppo formato da 143 pazienti di cui alcuni affetti da patologie renali. Il loro compito prevedeva il riconoscimento delle persone malate attraverso una visita iridologica: purtroppo però, i risultati ottenuti furono completamente sbagliati e la maggior parte dei campioni individuati dagli esperti erano in realtà completamente sani.
Esperimenti del genere iniziarono alla fine degli anni ’50 e si sono protratti fino al 2000, quando, ancora una volta, gli esiti ottenuti non furono affatto quelli sperati. È dunque possibile sottoporsi a un controllo dell’iride? La risposta è ovviamente affermativa, tuttavia, riteniamo che non bisognerebbe percorrere una strada alternativa alla medicina classica senza prima aver provato le terapie standard riconosciute, soprattutto quando si sospetta di essere affetti da una malattia che se non ben curata potrebbe provocare persino il decesso. Inoltre, non si tratta certo di una pratica economica: in molti casi difficili la disperazione può portare allo spreco di ingenti somme di denaro pur di trovare una soluzione.
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