Come utilizzare un integratore di vitamina K

Ultimo aggiornamento: 29.03.24

 

Per stabilire quale integratore di vitamina K comprare non basta puntare sulla migliore marca in circolazione, ma bisogna anche valutare la quantità di capsule contenute nel barattolo per essere certi che il prodotto possa coprire il proprio fabbisogno giornaliero per tutto il periodo di somministrazione prescritto.

Una volta scelto il miglior integratore di vitamina K per le proprie esigenze, è fondamentale capire come e quando assumerlo per evitare l’insorgenza di eventuali effetti collaterali.

Non solo vitamina K

Chi soffre di carenza di vitamina K a causa di disfunzioni dell’apparato gastrointestinale e/o malattie epatiche, può integrarla facilmente attraverso l’alimentazione, introducendo nella propria dieta frutta e verdura, tra cui lattuga, broccoli, spinaci, pomodori, cavolo, cetrioli, pinoli, kiwi, frutta secca e cereali.

Qualora l’adeguamento del proprio regime alimentare non fosse sufficiente, si può ricorrere a degli integratori che aiutino a soddisfare il proprio fabbisogno giornaliero di naftochinone. Inoltre, alcuni prodotti disponibili sul mercato, oltre alla vitamina K, contengono ulteriori eccipienti volti a garantire all’organismo un apporto adeguato di energia e nutrienti.

È il caso della vitamina D, che si rivela un’ottima alleata contro i dolori muscolari, per rinforzare le difese immunitarie e per mantenere ossa e denti in perfetta salute, oltre a facilitare l’assorbimento del fosforo per migliorare le funzioni cognitive e la concentrazione; oppure del magnesio, un minerale fondamentale per mantenere in perfetta salute il sistema nervoso e indispensabile per il metabolismo di lipidi, proteine e glucidi.

A prescindere dal tipo di integratore scelto, è importante rispettare la posologia indicata sul foglietto illustrativo e/o le eventuali istruzioni del medico, onde evitare di incorrere in effetti indesiderati anche gravi.

 

Dosi e controindicazioni

Rispetto agli integratori di vitamina A, B e C, quelli formulati a base di naftochinone sono, in genere, meno richiesti perché il fabbisogno necessario al nostro corpo è facilmente reperibile da fonti alimentari.

Questo significa che la supplementazione tramite integratori non è sempre necessaria, soprattutto se si segue una dieta bilanciata e uno stile di vita sano. Nello specifico, la dose giornaliere da assumere è di 50 μg per i bambini e 120 μg per gli adulti.

Ciò premesso, gli integratori presenti in commercio forniscono un apporto di vitamina K che va dai 10 ai 200 mcg per compressa, e la loro assunzione è generalmente ben tollerata dall’organismo.

Tuttavia, in alcuni casi potrebbero comunque manifestarsi alcuni effetti collaterali (come vomito, inappetenza, anemia e trombosi), la cui intensità può variare in funzione di diversi fattori, tra cui: la tipologia di integratore; gli eccipienti contenuti; la frequenza di assunzione; il mancato rispetto della posologia raccomandata; e la presenza di eventuali patologie pregresse, come ipertensione e malattie cardiovascolari.

Carenza di vitamina K

Sebbene la carenza di vitamina K sia abbastanza rara e causata, più che da un’insufficiente assunzione, da una disfunzione dell’apparato gastrointestinale o da un’alterazione della flora batterica intestinale, ciò non toglie che ci siano alcune patologie riconducibili proprio al malassorbimento cronico della sostanza a livello intestinale.

Tra le più comuni ricordiamo: la celiachia, la fibrosi cistica, il morbo di Crohn, diverse malattie epatiche e la colite ulcerosa. Oltre al ridotto apporto con la dieta, possono rappresentare un fattore di rischio per la carenza di vitamina K anche l’abuso di alcol, la presenza di patologie tumorali, il colesterolo alto e l’uso eccessivo di antibiotici, antiacidi e anticonvulsivi.

 

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