Pranayama: cosa significa e come si pratica questa respirazione nello yoga

Ultimo aggiornamento: 29.03.24

 

Questa antica tecnica di respirazione sta alla base, secondo lo yoga, del corretto funzionamento del corpo. Vediamo di cosa si tratta

 

La respirazione sta alla base della vita, infatti tutto inizia con un inspirazione e finisce con un’espirazione. Basandosi sul fatto che i nostri respiri sono contati, lo yoga ha sviluppato il pranayama ovvero un insieme di tecniche di respirazione che sono molto più di ciò che la definizione può dire.

Secondo infatti lo Yoga sutra di Patanjali, che è uno dei testi più conosciuti e autorevoli di questa disciplina, questa tecnica è uno degli otto anga, ovvero stadi dello yoga. Il pranayama yoga include soprattutto il meccanismo secondo il quale si può assorbire il prana, ovvero l’energia vitale, e controllarla.

In questo modo la mente è stabile e tranquilla ed è possibile risvegliare tutte le potenzialità che abbiamo ma che, spesso, neppure conosciamo. Il prana ci viene fornito soprattutto dall’aria che inspiriamo, ma anche dai cibi, da ciò che beviamo, per cui nello yoga si dà molta importanza all’igiene di naso e lingua, alla masticazione e alla respirazione.

Il prana si abbina allo ayama, ovvero all’estensione, come dice la parola stessa, e quindi pranayama significa proprio “espansione dell’energia vitale”. Solo con una tecnica di respirazione adatta si può quindi rendere stabile la mente e sfruttare tutta l’energia che l’universo ci fornisce. 

A questa si deve aggiungere la pratica degli asana, ovvero tutte le posizioni che hanno lo scopo di rendere il corpo flessibile e libero da tutte le tensioni muscolari e nervose, in modo da far sì che possa recepire meglio l’aria. Quando ciò è avvenuto, quindi quando il corpo è del tutto sotto controllo, ci si può concentrare sulla respirazione yoga.

Questi due elementi insieme consentono di passare al gradino successivo, ovvero alla meditazione profonda, ma anche di curare molte problematiche, come:

  • L’eliminazione delle tossine.
  • Il miglioramento della circolazione sanguigna e linfatica.
  • Il miglioramento della filtrazione a opera dei reni.
  • La tonificazione di sistema nervoso e della memoria.
  • Il miglioramento dell’attività digestiva.
  • La stimolazione della milza.
  • Il riequilibrare il sistema immunitario.

 

La respirazione pranayama: funziona?

Tramite le tecniche respirazione come questa, le funzioni vitali vengono ridotte, infatti il cuore pompa più lentamente il sangue e la mente si rilassa in quanto meno sobbarcata dai pensieri. Di conseguenza, anche il corpo risulta più disteso e può concentrarsi sulla respirazione, che così migliora e diventa più performante.

Possiamo quindi dire che lo yoga del respiro funziona, in quanto è in grado non solo di migliorare la capacità polmonare, ossigenando correttamente tutte le cellule, ma anche di rendere più efficienti gli organi che, attraverso l’aria, ricevono una maggiore quantità di sangue e quindi funzionano meglio.

La respirazione pranica quindi deve essere praticata per ottenere una grande riduzione dello stress e uno stato generale di benessere: se volete anche un aiuto in più per migliorare la vita dei vostri organi interni, come il fegato e la milza, potrete utilizzare un integratore di tarassaco.

Come si esegue la respirazione del pranayama?

Come accade nella normale respirazione, ci sono due fasi attraverso le quali l’aria viene inglobata e poi eliminata: con l’inspirazione assimiliamo l’ossigeno, con l’espirazione eliminiamo le tossine e l’anidride carbonica.

Grazie ai centri nervosi che regolano l’attività respiratoria, possiamo decidere di regolare la profondità di questo meccanismo: con il pranayama i muscoli del corpo sono rilassati e quindi più liberi di influire sulle funzioni psicologiche. 

Anche se ci sono vari step da seguire, tutti possono avvicinarsi a queste tecniche, indipendentemente dall’età e dalla stazza. Il primo passo è quello di uniformare il respiro, poi si può passare al resto. 

Per fare questo e anche altri esercizi, è opportuno mettersi in una posizione che favorisca la meditazione, ma non per tutti è semplice mantenerla, visto che si hanno spesso fastidi o addirittura dolore. Per questa ragione è possibile mettersi seduti a gambe incrociate, con dei cuscini sotto il sedere e le ginocchia, fino a che non si trova una posizione comoda.

La schiena deve mantenersi diritta e la testa deve restare allineata con la colonna vertebrale, con collo e spalle rilassati. 

 

Come iniziare

Una volta raggiunta la posizione iniziale, basterà procedere al rilassamento delle mani sulle ginocchia, delle spalle e del collo. A questo punto dovrete iniziare ad ascoltare il vostro respiro, senza modificarlo. Quando questo è ben rilassato, dovrete cronometrare quanto tempo ci impiegate a fare 10 respirazioni profonde e lente.

Questo ciclo è solitamente compreso tra i due e in cinque minuti, ma può variare da persona a persona anche in base alle condizioni di salute. A questo punto cercate di uniformare la respirazione: quando avrete terminato i cicli nello stesso lasso di tempo, allora avrete raggiunto il primo livello del pranayama.

L’importante è ascoltare il proprio corpo e soprattutto non avere fretta, visto che possono volerci anche giorni o anni. Se si vogliono sfruttare al massimo i benefici di questa pratica, allora è bene prepararsi nella maniera corretta, anche se c’è chi va avanti con le altre fasi, pur non avendo raggiunto la prima. 

Consideriamo poi l’importanza delle asana, che devono essere eseguite per mettere in pratica tutti i vantaggi di una buona ossigenazione del corpo: per capirci, se soffrite di dolori o di malattie croniche, permettere al proprio organismo di funzionare meglio vuol dire anche consentirgli di avere più ossigeno in ogni cellula. 

 

 

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