Come utilizzare un integratore di ferro

Ultimo aggiornamento: 25.04.24

 

Dopo aver acquistato un nuovo integratore di ferro è importante capire come e quando assumerlo per garantirsi una corretta integrazione dell’oligoelemento ed evitare l’insorgenza di potenziali effetti collaterali.

Pertanto, ai fini di un corretto approccio, qui di seguito vi proponiamo una breve sezione relativa all’argomento.

 

Modalità di assunzione e dosaggi

Dopo aver stabilito quale integratore di ferro comprare, la prima cosa da fare è leggere attentamente il foglietto illustrativo per conoscere le corrette modalità di utilizzo del prodotto e il dosaggio consigliato.

A tal proposito, la quantità giornaliera raccomandata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità varia da 60 a 120 mg/die in base al caso specifico e alla gravità dell’anemia, da assumere preferibilmente lontano dai pasti poiché i sali di ferro vengono assimilati in minor quantità se legati agli alimenti.

Proprio per questa ragione, sarebbe meglio preferire un preparato a lento rilascio che, rispetto ad altre forme farmaceutiche convenzionali, rilascia il principio attivo gradualmente durante il transito intestinale al fine di migliorare sia l’assorbimento del ferro nel duodeno sia la tollerabilità del prodotto.

Prima di scegliere il supplemento che possa fare al proprio caso, occorre informarsi anche sulla sua composizione per assicurarsi che non ci siano eccipienti a cui si è allergici, oltre a prestare attenzione alla percentuale di ferro elementare o in forma ferrosa contenuta nella formula.

Infine, se preferite acquistare un integratore in forma di compresse vi suggeriamo di optare per un prodotto dal gusto neutro e costituito da capsule di piccole dimensioni in modo da renderne più facile la deglutizione.

Le possibili controindicazioni

Per quanto gli integratori di ferro siano ben tollerati dall’organismo, non sono rari i casi in cui la terapia orale si accompagni a effetti collaterali gastrointestinali dovuti all’assunzione di quantità eccessive dell’oligoelemento.

Tra questi, le sintomatologie più comuni sono dolori addominali, costipazione, nausea, pirosi, cefalea e deiezioni di colore scuro, che si possono attenuare riducendo le dosi assunte giornalmente o sospendendo temporaneamente la somministrazione del prodotto.

Inoltre, recenti studi hanno evidenziato come un’eccessiva assunzione di ferro, soprattutto per periodi prolungati, può aumentare il rischio di malattie cardiache, patologie neurodegenerative (quali l’Alzheimer e il Morbo di Parkinsons), stati infiammatori, artrite e diabete.

Pertanto, il nostro consiglio è quello di consultare il proprio medico prima di intraprendere una qualsiasi terapia, oltre a cercare di sopperire a un’eventuale carenza alimentare integrando il proprio regime dietetico con cibi ricchi di ferro (legumi, carne rossa, pesce e fegato).

Integratori di ferro vegani

Dal momento che la forma di ferro più facilmente assimilabile dall’organismo è quella di tipo eme che si trova solo negli alimenti di origine animale, in particolare nella carne, nel tuorlo d’uovo e nel pesce, chi segue una dieta rigorosamente vegana avrà bisogno di integrare la propria alimentazione con degli integratori che, oltre al minerale di derivazione vegetale (ferro non-eme), contempli anche una buona percentuale di vitamina C per migliorarne l’assorbimento.

Infine, per le donne in gravidanza e allattamento che necessitano di un’integrazione di ferro, esistono numerosi supplementi che associano il minerale alla vitamina B12 e all’acido folico per favorire lo sviluppo della placenta e l’accrescimento del feto, contribuendo al contempo alla riduzione della stanchezza fisica e dell’affaticamento muscolare.

 

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